LAZIO, TIVOLI, VILLA ADRIANA
I suoi anni più belli erano trascorsi in viaggio, negli accampamenti o agli avamposti, e quella villa che aveva fatto costruire ai piedi delle colline di Tivoli era“l’ultimo accampamento del nomade, l’equivalente, in marmo, delle tende da campo e dei padiglioni dei principi asiatici […] Ogni pietra rappresentava il singolare conglomerato d’una volontà, d’una memoria, a volte di una sfida. Ogni edificio sorgeva sulla pianta di un sogno”.
È Marguerite Yourcenar a dar voce a uno straordinario imperatore nel suo capolavoro Memorie di Adriano, la“meditazione scritta di un uomo malato che dà udienza ai ricordi” unita al cesello della ricostruzione storica per scoprire il velo del tempo,“il segreto delle sorgenti sotto le pietre”.
Adriano era un uomo schivo, ma aveva viaggiato per tutto il suo impero“cercando la libertà più che la potenza”.
Aveva portato la pace fino ai confini del regno e riprodotto, nella sua dimora di Tivoli, le architetture che i suoi occhi avevano visto nel mondo. E i colori: “il diaspro, verde come i fondi marini, il porfido poroso come le carni, il basalto, l’ossidiana opaca”.
Riflessi d’acqua, forme curve e cupole autoportanti – da lui stesso inventate come quella del Pantheon – che comunicavano col cielo attraverso un largo foro, creavano un effetto illusionistico a Villa Adriana e davano vita al suo sogno fatto di pietra, in cui esprimeva la sua essenza, la sua universalità e la sua politica.
Secondo lo storico Grenier, il canopo, una sala banchetti creata intorno a uno specchio d’acqua, raffigurerebbe il mondo pacificato da Adriano: la parte dell’euripo, cioè il canale, sarebbe per Grenier il simbolo del Mediterraneo, le cariatidi testimoni del mondo occidentale e le amazzoni di quello orientale; Mercurio il messaggero della pace, accanto a Marte con lo scudo abbassato.
Certamente il canopo rappresentava il canale di Alessandria d’Egitto in cui era affogato Antinoo.
Si erano conosciuti in viaggio. Adriano aveva 46 anni e Antinoo 14: era greco, bellissimo e l’imperatore se ne innamorò follemente.
Fu per lui un compagno di anni favolosi ma, come scrive Adriano con la penna di Marguerite Yourcenar, “Qualsiasi felicità è un capolavoro” che facilmente si deturpa.
La sua era svanita con la morte di Antinoo, annegato misteriosamente nel Nilo, forse immolatosi per salvare il suo amato imperatore, che amministrava culti misterici legati alla rinascita per combattere la paura di morire, abbandonandosi “al mondo oscuro delle sensazioni, quella nera notte dove folgorano e turbinano soli accecanti”.
Il degrado avanzava a causa dei calcoli renali di cui soffriva: la cosiddetta “malattia della pietra”, proprio la materia che aveva dato forma ai suoi sogni rendendoli immortali.
Una nave, giunta da Alessandria d’Egitto, aveva scaricato obelischi e sfingi per la tomba del giovane a Villa Adriana. “Ha obbedito all’ordine del cielo” era inciso su di essa.
In occasione dell’anniversario della morte, il sole entrava attraverso gli oculi dei corpi laterali, illuminando la statua di Antinoo: un orientamento studiato dallo stesso Adriano.
L’imperatore osservava l’emisfero celeste nell’intimità del suo appartamento, il “Teatro marittimo”, al centro di una piscina anulare.
Il filosofo Cabria gli aveva indicato una stella, nella costellazione dell’Aquila, che dopo la morte di Antinoo aveva iniziato brillare come una gemma.
Fu chiamata la stella di Antinoo, fino a pochi secoli fa.
“Ogni notte, mi esaurivo a seguirne il corso; ho scorto strane figure in quella parte del cielo. Mi ritennero folle. Ma non m’importava. […]
Sono stato padrone assoluto una volta sola, e di un solo essere […]
Nel momento in cui io scrivo, io so esattamente quali stelle passano qui, a Tivoli, sopra questo soffitto ornato di stucchi e di pitture preziose, e altrove, laggiù, su un sepolcro”.
“Non ho mai compreso come si possa essere sazio di un essere umano.
La molteplicità delle conquiste contrasta con il desiderio di enumerare le ricchezze che ogni nuovo amore ci reca, di osservarlo mentre si trasforma; fors’anche, mentre invecchia. […]
L’umano mi appaga. Vi trovo tutto, persino l’eternità”
(dal libro Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar).
Testo e foto ©Scilla Nascimbene
Pubblicato sul n.308 di Itinerari e Luoghi – Marzo 2023 all’interno del reportage L’ULTIMO ACCAMPAMENTO DEL NOMADE in collaborazione con Tivoli Gran Tour, Terre di Otium e Viral Passport
Ringrazio
Il Direttore Responsabile Daniele Cafieri, la editor Giulia Viganò, il grafico Roberto De Natale e la Redazione di Itinerari e Luoghi Editoriale C&C.
Renato Chioccia Tivoli Gran Tour
Le guide Paola Perini, Fiamma Passarelli, Barbara Putzolu, Loredana Fauci e Leandro Teodori.
Stefano Acquaviva e Damiano Falzaroni di Viral Passport
Leggi il reportage completo su Tivoli e la Valle dell’Aniene: L’ultimo accampamento del nomade